Marvel’s Spider-Man, ultima creatura di Insomniac Games uscita il 7 settembre 2018 come esclusiva per PlayStation 4, racconta le vicende di un Peter Parker ventitreenne alle prese con le collisioni tra la sua vita privata e quella del suo alter ego Spider-Man.
Non siamo tuttavia qui a scrivere una vera e propria
recensione di questo titolo, non c’è un voto e non ci sono commenti su pregi e
limiti rispetto ai normali parametri con cui potremmo valutare un titolo
videoludico.
A dire il vero, andiamo a svelare poco e nulla del nuovo
titolo di Insomniac, se considerato in quanto videogioco. Piuttosto
approfondiamo alcune questioni che emergono in relazione a ciò che questo
titolo rappresenta in termini di elemento facente parte dell’universo narrativo
di questo personaggio, che vede su PlayStation 4 una realizzazione che nulla ha
da invidiare alla sua controparte cinematografica e che anzi, può fornirci
alcuni spunti di riflessione sulle direzioni percorribili da quest’ultima.
L’universo narrativo in cui ci troviamo a vestire i panni del protagonista è
differente rispetto a tutto ciò che abbiamo conosciuto nelle diverse
incarnazioni cinematografiche succedutesi dall'ormai lontano 2002 in poi, e pur
essendone inevitabilmente contaminato, convergono in esso molti altri elementi
che lo rendono originale rispetto ad essi.
Lo Spider-Man che impariamo a conoscere sin
dalle prime ore di gioco è un personaggio completo, già adulto, un personaggio
che porta con sé il suo universo di amici, nemici e ricordi, e se questo
rappresenta da una parte una ventata di freschezza rispetto alle atmosfere
ciclicamente adolescenziali a cui siamo stati abituati negli ultimi anni dalle
pellicole dedicate a Spider-Man, ci fa notare con ancora più insistenza ciò che
è mancato in tutti questi anni nella sua controparte cinematografica: la
possibilità di crescere.
La storia del ragazzo del Queens che si ritrova ad avere grandi
poteri e grandi responsabilità ha subito negli anni ben due reset
dall’iniziale trilogia di Sam Raimi (2002-2006) con The Amazing Spider-Man (2012-2014)
e Spider-Man: Homecoming (2017), pellicole che hanno ogni volta
rappresentato un totale reboot della saga, fissando e bloccando l’evoluzione di
Peter Parker allo stato di un eterno adolescente in una continua e progressiva
regressione anagrafica sua e dei personaggi che fanno parte del suo universo,
tradendo il tentativo di dare un nuovo inizio ad una storia che, più di ogni
altra cosa, avrebbe probabilmente bisogno di una evoluzione, di uno svincolarsi
dall’adolescenza per affacciarsi su ciò che c’è oltre. Al di là dei pregi e dei
difetti delle ormai tre saghe cinematografiche dedicate a Peter Parker e al suo
colorato alter ego, quello che è mancato fino ad ora è un’opera che
rappresentasse uno step successivo nell’evoluzione di un personaggio che nella
sua controparte tradizionalmente fumettistica cresce e matura diventando uomo e
raccogliendo i frammenti di quello che una vita da supereroe con super problemi
porta con sé. Un personaggio che nella sua crescita conosce
morte e rinascita, procedendo ogni volta un passo più avanti, e che nel fumetto
ha una sua chiara evoluzione e cambiamento, donando al personaggio una
dimensione di crescita e di intimità umana che lo hanno reso unico e amato da generazioni di lettori
in tutto il mondo.
Marvel’s Spider-Man decide di non seguire l’universo
cinematografico dedicato a questo personaggio, lanciandoci nel bel mezzo di una
storia già iniziata, in cui il protagonista ha già 23 anni e molte cose sono
accadute negli anni trascorsi da quando Peter Parker ha deciso di diventare
Spider-Man. Siamo in ritardo in questa storia, noi giocatori in quel
mondo degli ultimi sei anni non c’eravamo, tuttavia questo non è un peso, è una
liberazione.
In Marvel’s Spider-Man possiamo finalmente incontrare un personaggio più adulto, un personaggio che è cresciuto, una storia che cita con calore e affetto tutto ciò che c’è stato prima avendo però la forza di iniziare a raccontare ciò che c’è oltre uno Spider-Man adolescente, pur facendo della citazione un mezzo eccellente e non gratuito di accogliere il giocatore più affezionato al personaggio con una cura nei dettagli che sa restituire il senso del tempo trascorso. Nello skyline di Manhattan scorgiamo la torre degli Avengers, in un caffè troviamo uno Stan Lee che non rinuncia al suo cameo, in vecchi zaini rimasti appesi in giro per la città troviamo oggetti che ci ricordano momenti personali della vita di Peter e ricordi di vecchie battaglie e vecchie amicizie, così come alla radio ci accompagna costantemente l’invettiva di Jameson che, seppur ormai in pensione, non ha rinunciato a dedicarsi al suo paranoico passatempo di diffamatore dell’eroe mascherato con sincera dedizione.
In Marvel’s Spider-Man possiamo finalmente incontrare un personaggio più adulto, un personaggio che è cresciuto, una storia che cita con calore e affetto tutto ciò che c’è stato prima avendo però la forza di iniziare a raccontare ciò che c’è oltre uno Spider-Man adolescente, pur facendo della citazione un mezzo eccellente e non gratuito di accogliere il giocatore più affezionato al personaggio con una cura nei dettagli che sa restituire il senso del tempo trascorso. Nello skyline di Manhattan scorgiamo la torre degli Avengers, in un caffè troviamo uno Stan Lee che non rinuncia al suo cameo, in vecchi zaini rimasti appesi in giro per la città troviamo oggetti che ci ricordano momenti personali della vita di Peter e ricordi di vecchie battaglie e vecchie amicizie, così come alla radio ci accompagna costantemente l’invettiva di Jameson che, seppur ormai in pensione, non ha rinunciato a dedicarsi al suo paranoico passatempo di diffamatore dell’eroe mascherato con sincera dedizione.
Il videogioco è un mezzo che, tra le sue tante
peculiarità, presenta la possibilità di creare, narrare, aggiungere, alterare,
potenzialmente senza limiti un racconto, potendo aggiungere sempre qualcosa di
nuovo, che si collochi sia diacronicamente prima o dopo ciò che è stato già raccontato,
sia sincronicamente, inserendo un capitolo della storia che vada a completare
ciò che è già stato detto. In questo titolo il giocatore può esplorare un mondo
ricco di dettagli e curiosità nella totale libertà di scegliere il ritmo e la
progressione della storia, passando dalla spettacolarità dello scontro con gli
antagonisti storici dell’universo di Spider-Man alla possibilità di volteggiare liberamente per Manhattan e
approfondire missioni secondarie, conoscendo personaggi e storie nascoste tra i
vicoli di New York, in cerca di citazioni e riferimenti che strappano un
sorriso al fan di lungo corso, ma non solo. In questo senso Marvel’s Spider-Man
rappresenta da una parte un esempio della maturità del videogioco nel porsi
come mezzo narrativo a sé stante, anche nel caso di un personaggio che vi è
giunto solo secondariamente, dall'altra rende sempre più chiaro come la sua
versione cinematografica presenti dei limiti nell'esaurire l’evoluzione di
questo personaggio, a maggior ragione se purtroppo priva di una continuità.
L’esperienza di Marvel’s Spider-Man se da una parte rappresenta un meraviglioso melting pot di tutto ciò che è parte dell’universo di questo eroe, evidenzia in modo deciso le carenze della sua controparte cinematografica nel rendere giustizia alla crescita che questo personaggio potrebbe avere e che rappresenta una caratteristica fondamentale nella dimensione del fumetto invece, spingendo a chiedersi se non siano altre le forme audiovisive che possono garantire i giusti tempi di cui questo personaggio, come altri del panorama supereroistico, ha bisogno per rivelare la sua complessità. Non ci riferiamo ad una saga videoludica, facendo tuttavia i migliori auguri ad Insomniac Games nel riuscire a portare avanti ciò che ha iniziato con questo ottimo titolo, bensì alla possibilità di raccontare la storia di Spider-Man attraverso gli episodi di una serie, garantendo finalmente la possibilità agli autori di raccontare questa storia con la continuità e il ritmo che merita.
Federico Diano
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